Tavola rotonda – Quando pensare diversamente non significa pensare male. Il confronto possibile tra i cattolici
10 marzo 2009, Roma Sala Igea di Palazzo Mattei di Paganica, Piazza della Enciclopedia Italiana 4 Resoconto
10 marzo 2009, Roma Sala Igea di Palazzo Mattei di Paganica, Piazza della Enciclopedia Italiana 4 Resoconto
(estratto da Paradoxa 3/2016) Nell’estate in cui per parlare di religione e immigrazione si discute di burkini e della compatibilità dell’abbigliamento delle donne musulmane con le società europee, ci si dimentica che nella stessa Europa era possibile descrivere le contadine di fine Ottocento (ma in molte zone anche di pochi decenni fa) come donne «con il fazzoletto in testa» e abiti lunghi e neri. Lo scenario era quello di un ruolo femminile legato soprattutto alla fertilità e al lavoro nei campi, connubio che relegava le donne agli importanti compiti della riproduzione e del sostentamento dell’economia domestica. Spesso la memoria vacilla, come già scritto nel volume Cittadini senza cittadinanza, da cui questo testo prende alcuni spunti approfondendoli. Le polemiche si accendono e infervorano seguendo l’aggrovigliarsi di argomenti e messaggi retorici, che avvelenano però la realtà e minano processi di coesione sociale costruiti faticosamente. Infatti, sembrano lontane le discussioni sul rapporto fra religione e seconde generazioni che hanno attirato l’attenzione di studiosi sin dagli attentati alle metropolitane di Londra e Madrid, per giungere sino ai più recenti tragici avvenimenti in Francia e Belgio. Eppure gli elementi della questione sembrano gli stessi: giovani, immigrazione, integrazione, religione. Gli eventi della storia e gli elementi
(estratto da Paradoxa 1/2016) Anche con i fedeli dell’islam è possibile dialogare. […] Ci vogliono pazienza, fiducia, onestà intellettuale, rispetto della libertà dell’altro, capacità di ascolto. E lasciare che il tempo faccia crescere quanto di buono è stato seminato». Cardinal Dionigi Tettamanzi, La città rinnovata dal dialogo, 2008 Una premessa, strategica. Ciò che i terroristi nel nome di Allah vorrebbero scatenare, a qualsiasi fazione si richiamino, sembra una guerra ma in realtà è una fitna, uno scontro fratricida per l’egemonia all’interno della umma, della comunità islamica (come da tempo ha colto il sociologo francese Gilles Kepel, ad esempio). Se il loro obiettivo simbolico sono i cristiani in Siria e gli yazidi in ciò che è diventato l’Iraq, o una testata satirica o un locale alla moda francesi, quello reale è l’islam che dialoga e si confronta bon gré mal gré con l’alterità, concependo la possibilità, forse per la prima volta nella sua storia, di una (faticosa, certo) convivenza multireligiosa, e giungendo ad apprezzare quel sacrosanto principio di laicità che tutela le libertà di ogni uomo e di ogni donna, a prescindere dal fatto che creda e da come creda. E se la buona notizia è che in questi mesi
Le religioni in dialogo. L’eredità di Franz König A cura di Laura Paoletti Non c’è dubbio: il termine ‘dialogo’ è logoro e richiama atteggiamenti buonisti e velleitari. Per altro verso, però, l’istanza che esso esprime è sufficientemente chiara perché sia evidente che si tratta di un imperativo ineludibile. È necessario, dunque, cominciare a ripensare dalle radici tale istanza, le sue condizioni di possibilità, ma anche quelle di impossibilità. Quando la posta in gioco non è una qualche verità, come accade nel caso di un qualsiasi confronto di opinioni, ma la Verità come tale, come è proprio del dialogo interreligioso, tali limiti sembrano invalicabili e il conflitto sembra inevitabile. Le alternative cui la curatrice Laura Paoletti invita sembrano allora essere due: collocarsi «sugli spalti di un’arena» e rinunciare, in nome di un paradigma «ateistico», alla possibilità stessa di un dialogo (ipotesi provocatoria lanciata da Rigotti); oppure radicalizzare la posta in gioco, ripensando in modo strutturale i termini in questione e facendoli reagire dall’interno. È in questo contesto che si sceglie di ripercorrere le tappe essenziali che hanno segnato la storia del pluralismo e del dialogo tra religioni (Filoramo), guardando soprattutto agli essenziali apporti del Concilio Vaticano II (Giuliani); e, quindi, ci
La religione sul set. Un esperimento fenomenologico a cura di Stefano Bancalari Cos’è la religione? E come viene vissuta, oggi? Il numero 3/2011 di «Paradoxa», a cura di Stefano Bancalari, affronta il tema dall’angolo visuale della cinematografia. Gli autori, tutti di formazione filosofica, mostrano come alcuni film possano rivelarsi più significativi dei sondaggi sui comportamenti dei praticanti o delle teorie sulla (de)secolarizzazione. Non si tratta di un tentativo di filosofia del cinema, né di un’analisi volta alla formulazione di un giudizio estetico sui film presi in esame, ma di un «esperimento fenomenologico», come recita il sottotitolo, una pratica di un accesso «laterale» al fenomeno religioso. Gli osservatori coinvolti, attraverso film usciti nell’ultimo decennio – da The Tree of Life di Malick a L’ora di religione di Bellocchio, passando per A serious Man dei fratelli Cohen e La Passione di Cristo di Gibson – mettono da parte le questioni sull’essenza del religioso in favore di un approccio descrittivo, lasciando che la religione stessa si mostri naturalmente per quello che è. Ogni film si rivela a suo modo paradigmatico: religione come religione storica più o meno istituzionalizzata; religione come insieme di pratiche e credenze; religione come metafisica, o come esperienza che smuove
Uomo-ambiente e lo sviluppo mondiale raccordato: il contributo dell’alleanza operativa tra religione, scienza, economia, comunicazione Praga, 10-13 Novembre 1990 Affrontando i temi dello sviluppo, dell’ambiente, dell’uomo e dei suoi valori, il colloquio si è posto come punto di incontro tra le culture dell’est e dell’ovest europeo nell’intento di impostare un discorso antropologicamente fondato sull’uomo globale. Si è inteso, inoltre, riflettere sullo squilibrio economico mondiale prospettando un’economia raccordata che nel contempo salvaguardi la peculiarità delle singole espressioni culturali. Partecipanti: L. B. Archideo, G. Arcieri, V. Bajsic, A. Baudyscse, A. Bayer, P. Blasi, G. Brenci, F. Bucar, A. Capochichi, L. Cappugi, A. Capuder, I. Cornides, F. Cvelbar, L. De Backer, J. Dular, M. S. Elsheikh, L. Emmerji, E. Emovon, , S. Fuscagni, G. Galeotti, S. Grygiel, T. Halik, M. J. Higatsberger, R. Hill, P. Hünermann, J. Janik, H. Kakihana, P. Kampits, J. Karle, T. Kawata, V. Klaus, F. König, J. Kremer, E. Leitenberger, L. Lepri, C. Licciardo, O. Madr, V. Mathieu, I. Musu, V. Negri, P. C. Nicola, S. Ochoa, P. Okigbo, P. Pace, R. Palous, L. Paoletti , E. L. Paraiso, G. Prosperi, E. Pungor, A. Rigobello, N. A. Robinson, Z. Separovic, L. J. Sison, V. Stipetic, A. Stres, C. Valy
Il contributo di un’Alleanza operativa tra religione, scienza, economia e comunicazione per l’attuazione dell’Atto finale di Helsinki Vienna, 19-20 Settembre 1986 L’incontro ha avuto per tema lo stato delle relazioni internazionali a undici anni dalla firma dell’Atto finale di Helsinki sulla Sicurezza e la Cooperazione in Europa. Personalità del mondo politico e diplomatico hanno riflettuto sui molti passi ancora da compiere per arrivare ad una vera cultura della pace e di cooperazione tra le diverse parti d’Europa. L’attenzione, più che sui rapporti tra gli Stati, si è appuntata sulla dimensione umana, e precisamente sui diritti individuali, come quel campo nel quale più rimane da lavorare. Nova Spes, attraverso il lavoro comune di operatori dei diversi ambiti del sapere e delle attività umane, intende collocare l’uomo al centro degli impegni dei paesi firmatari dell’Atto di Helsinki per promuovere, attraverso un autentico rispetto dei diritti individuali e una maggiore cooperazione internazionale in questa direzione, una cultura della pace. Partecipanti: H. Beach, E. Colombo, J. Hersch, L. R. Klein, F. König, B. Kreisky, O. Lambsdorff, V. Mathieu, H. Sassmann, A. Silvestrini, C. F. von Weizsäcker
Castel Sant’Angelo, Roma, 27 Giugno 1986 Introdotta da una relazione del cardinale Franz König, la tavola rotonda e la successiva discussione tra specialisti e operatori di diversi campi disciplinari ha cercato di mettere a fuoco le difficoltà e i rischi di un progresso che non guardi all’essere dell’uomo nella sua interezza. Un progresso equilibrato deve essere rispettoso di tutte le espressioni dell’uomo, quali il credere, il pensare, l’agire e il comunicare e delle sfere di attività che da queste espressioni nascono. Il dibattito si è soffermato sulla cooperazione possibile tra queste diverse sfere, quella della religione, della scienza, dell’economia e della comunicazione, come risposta ai problemi sempre più interdipendenti che il genere umano ha di fronte. Questa risposta culturale intende favorire la formazione dell’uomo globale, cioè di un uomo non diviso al suo interno, capace di relazioni armoniche con i suoi simili e con l’ambiente che lo circonda. Partecipanti: P. Blasi, A. Falck, F. König, G. Letta, V. Mathieu, M. Zago Agenda: h 12.00 Udienza pontificia LA SITUAZIONE h 16.30 Cardinale Franz König, Presidente-Fondatore di Nova Spes Il malessere della società di oggi: l’uomo diviso. h 17.00 Tavola rotonda UNA PROPOSTA-PROGETTO – Recupero dell’uomo globale: interazione tra religione, scienza, comunicazione,
Castelgandolfo, 14 Settembre 1982 In un incontro di una giornata sono stati sottoposti al Santo Padre Giovanni Paolo II da parte di teologi, scienziati, filosofi, comunicatori ed economisti di sette diverse nazioni i fondamenti teoretici per un’alleanza tra le dimensioni che costituiscono la persona: il credere, il conoscere, il comunicare ed il fare. Concretamente quest’alleanza si configura come metodo e modello, anzitutto per una più chiara identificazione di queste dimensioni e poi per una loro cooperazione, a livello dei soggetti operanti nei diversi ambiti, per l’interpretazione dei problemi dell’uomo e per la formulazione di risposte ai bisogni che da tali problemi nascono. Atti Pubblicazioni: Alleanza operativa tra religione, scienza, comunicazione, economia, brochure, Edizioni Fondazione Internazionale Nova Spes, Roma 1982 S. Grygiel, L’unità della cultura. L’alleanza tra la promessa e la speranza, pp. 2-13 L. Paoletti, Per un fondamento teoretico dell’alleanza operativa tra religione, scienza, comunicazione, economia nell’umanesimo della nuova speranza, pp. 14-32 G. Arcidiacono, Ordine, sintropia, iperspazi, pp. 34-37 P. Blasi, Il ruolo della scienza nell’alleanza, pp. 38-40 G. Sermonti, La biologia e i valori, pp. 41-43 Partecipanti: G. Arcidiacono, R. Beatson, GL. Bergagio, P. Blasi, F. Bonacina, M. Brighi, V. Cappelletti, L. Cappugi, C. Chabanis, A. Fazio, S.Grygiel, F.