Paradoxa, ANNO XII – Numero 3 – Luglio/Settembre 2018

Scuola e digitale a cura di Adriano Fabris La scuola, oggi, vive in un paradosso. Il digitale preme per entrare in classe, ma spesso le porte rimangono chiuse: a mostrare diffidenza, proprio chi educa i giovani a comprendere la realtà nel loro linguaggio. Ebbene, quel linguaggio, oggi, passa per la tecnologia: è impensabile quindi fare come se non esistesse. E allora dove, se non a scuola, i ragazzi possono imparare a fare ricerche su Google, usare Ipad e Kindle, navigare nei social network con consapevolezza, metodo e buon senso? E per altro verso come, se non attraverso la tecnologia, la scuola può ridefinire ruoli e spazi educativi per ottimizzare l’apprendimento? Portare il digitale a scuola, allora, non significa solo consentire l’ingresso a smartphone e tablet, ma ripensare, in modo strutturale, l’insegnamento. Una sfida tutta da ingaggiare, si dirà. Noi, intanto, abbiamo lanciato il guanto.   Indice:

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Paradoxa, ANNO XII – Numero 2 – Aprile/Giugno 2018

Il ’68 italiano Radici storiche e culturali a cura di Dino Cofrancesco Il ’68 italiano segna uno spartiacque, nella storia del Novecento? Di certo, non è semplice darne un quadro unitario: si può parlare di rivolta studentesca, emancipazione sessuale, ribellione all’autorità, lotta di classe; si può parlare di antifascismo, dichiarato e rivendicato in nome di una ideale continuità con la Resistenza; si può parlare della sua eredità oggi. Ma sono chiavi di lettura per comprendere un cambiamento epocale, o piuttosto miti storiografici per provare a rendere coerente e omogeneo un fenomeno che, tanto omogeneo, non è? Si può parlare fino in fondo di una demarcazione epocale, quando non si riesce a delimitare la stessa linea di confine?   Indice:

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Paradoxa, ANNO XII – Numero 1 – Gennaio/Marzo 2018

Tempi (neo)moderni a cura di Roberto Mordacci Nel tentative di rispondere alle questioni ultime del nostro stare a1 mondo, possiamo dirci ancora ‘moderni’? Una risposta positiva non è affatto scontata. Parte della filosofia del Novecento risponde di no: morte del soggetto, fine delle grandi narrazioni, nichilismo, post-verità compongono una categoria, quella di post-modernità, che è da subito una dichiarazione d’intenti. La risposta alla crisi però deve passare per forza attraverso la rinuncia alla domanda sul senso? La sfida di questo numero sta proprio qui: e se fosse giunto il momento di dissotterrare alcune delle grandi questioni – la verità, il soggetto, il senso della storia – che il post-moderno aveva provato a seppellire? Se fosse giunta l’ora di dirci, di nuovo, ‘moderni’? Indice:

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Paradoxa, ANNO XI – Numero 4 – Ottobre/Dicembre 2017

Punire il reo o guarire la vittima? La giustizia riparativa a cura di Umberto Curi Il diritto penale si fonda sulla retribuzione: al reato corrisponde una pena proporzionale. Ma il nesso che lega colpa e pena è davvero razionale e logico come sembra? O risponde ad istanze Che non sono necessariamente ’giuste’? Proprio partendo dalla convinzione che la punizione non basti a lavare la colpa, prende le mosse una concezione di giustizia che preferisce ‘riparare’, ovvero rigenerare, più che controbilanciare: una giustizia che riconosce un ruolo prioritario alla vittima, prima ancora che al reo. Un modello innovativo e controverso, che invita a raccogliere una provocazione radicale: ma siamo proprio sicuri, noi, che la giustizia, per esser tale, non debba guardare in faccia a nessuno? Indice:

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Paradoxa, ANNO XI – Numero 3 – Luglio/Settembre 2017

Madri, oggi a cura di Luisella Battaglia Il problema è tutto in quel plurale, ‘madri’. Si può essere madre genetica, biologica, putativa senza che le tre figure coincidano. In una società più attenta alle differenze (e alle identità) di genere, riconfigurata nel profondo dalle nuove possibilità aperte dalla tecnologia, crollano molti impedimenti all’essere madre, e altri insorgono. La donna che dà il proprio utero in affitto è ‘più’ o ‘meno’ madre di chi alleverà il bambino? Non è possibile fare un confronto, specie quando ci mancano alla base le categorie (etiche, ermeneutiche) per articolarlo. Di qui la domanda, radicale e ormai ineludibile: chi è – o meglio chi sono, oggi, le madri?   Indice:

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Paradoxa, ANNO XI – Numero 2 – Aprile/Giugno 2017

Le società (in)civili a cura di Gianfranco Pasquino Associazionismo: mettersi insieme è sempre un bene? Magistrati, parlamentari, giornalisti, docenti universitari sembrano spesso avere un piede di qua e uno di là, in bilico su quel sottile confine tra associazione e corporativismo, organizzazione e casta, là dove il capitale sociale non costruisce ponti, ma sembra innalzare muri. Società incivile, allora? Le cose non sono così semplici, specie quando la posta in gioco è la democrazia.   Indice:

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Paradoxa, ANNO XI – Numero 1 – Gennaio/Marzo 2017

Scienziati, giù dalla torre d’avorio! a cura di Riccardo Pozzo Paradosso: gli enti di ricerca pagano i loro prodotti 4 volte, spesso con fondi pubblici. Chi ci guadagna? Certo non gli autori, che anzi (altro paradosso) devono pagare i diritti di utilizzo dei propri stessi lavori. Si decide di parlare di scienza aperta, e ci si scopre a rimescolare il gran calderone delle aporie del processo di produzione scientifica. Ma che si intende poi, di fatto, per open science, e con quali (quanti!) problemi ci si trova a fare i conti?   Indice:

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Francesco D’Agostino – NON C’É GIUSTIZIA SENZA AMORE

1. A chi insiste nel mostrare la cecità della sorte, il Torquato Tasso di Goethe (2° atto, terza scena) obietta in due splendidi versi che anche la giustizia è bendata e chiude gli occhi davanti a ogni miraggio. Anche in questo, come in moltissimi altri casi, Goethe riassume magistralmente una tradizione radicata e antichissima. L’idea che la giustizia non veda,anzi che non debba vedere,è costante nella tradizione iconografica dell’Occidente [L’idea che la giustizia non veda è costante nella tradizione iconografica dell’Occidente] e trova le sue radici sia nella tradizione ebraico-cristiana che in quella greca. Quando negli Atti degli Apostoli (X, 34-35) Pietro confessa che Dio, nella sua somma giustizia, non fa preferenza di persone,l’espressione che poi la Vulgata ha reso con non est personarum acceptor Deus suona in greco prosopolemptés:termine in cui è evidente la presenza del termine prósopon,che significa volto:in altre e più rozze parole Dio è giusto, perché non guarda in faccia a nessuno. Ma come la giustizia, la compiuta e perfetta giustizia, è cieca,così deve anche essere sorda:non può e non deve prestare orecchio a preghiere e a suppliche. Il tema emerge con molta efficacia in Livio (Ab urbe condita, II.3), quando egli ci narra del dibattito

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Seminario – La paura come attore politico

18 giugno 2008, Roma Libreria Croce, Corso Vittorio Emanuele II Il giorno 18 Giugno 2008, alle ore 18.00 presso la Libreria Croce si è svolta la presentazione del n.1/2008 di ParadoXa, La paura come attore politico. Il fascicolo è stato presentato dal curatore, Vittorio Emanuele Parsi – Professore di Relazioni internazionali presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano ed editorialista di Avvenire – e da Stefano Dambruoso, – Magistrato della Procura di Milano con esperienze nel campo dell’antimafia e dell’antiterrorismo. Relatori: Vittorio Emanuele Parsi, Stefano Dambruoso. Moderatore: Pierluigi Valenza

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Paradoxa, ANNO X – Numero 4 – Ottobre/Dicembre 2016

Maledetto lobbying! La società aperta e le sue lobby A cura di Marco Valbruzzi Il dibattito pubblico italiano non brilla certo per limpidezza e chiarezza. Molte categorie concettuali e altrettante espressioni politiche sono spesso utilizzate, anche dai cosiddetti operatori dell’informazione, in maniera assolutamente distratta e distorta. L’esempio migliore di questo infelice stato dell’arte ci è fornito, probabilmente, dalla parola «lobby»: in Italia più che altrove, questa parola è stata caricata di significati negativi che rimandano a fenomeni di tutt’altro genere, a partire dal semplice malaffare per finire con la corruzione più sfrenata. Ben consapevole che invertire la rotta sia un’impresa tutt’altro che semplice, il curatore Valbruzzi invita a provare a pensare al fenomeno lobbistico in modo più equilibrato. Siamo alla vigilia dell’attesa approvazione del Registro dei rappresentanti di interessi alla Camera dei Deputati, eppure, sottolineano curatore e più d’uno tra gli autori, parlare di ‘trasparenza’ e di ‘regolamentazione’ è una condizione sì necessaria, ma insufficiente. Occorre pensare concretamente il ruolo dei gruppi di interesse nella vita politica, le possibilità di mediazione e informazione civica, la spinta propulsiva nell’equilibrare e riequilibrare i vari gruppi in gioco, bene pubblico e interessi privati. Avvalendosi anche del contributo diretto dei principali esponenti di alcune

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