Michael Cox – FROM THE COLD WAR TO THE WAR ON TERROR OR WHY THE TRANSATLANTIC RELATIONSHIP MAY NOT BE INEVITABLE

Introduction In a brilliant and original study on the state of the western alliance written in the early years of the 21st century (see Parsi 2005), Vittorio Parsi advanced the  unfashionable thesis against critics of the Alliance that however much the unity of the West may have been tested by the Bush administration’s decision to go to war against Iraq in 2003, in the end what united  Europeans and Americans would always trump that which divided them. A combination of shared values, overriding security needs, the logic of globalization, and last but not least,  European dependency on the United States in an international system that was bound to remain unipolar, effectively meant that the two were bound together for the foreseeable future. The ocean dividing the two might have seemed wide. Separation however was not an option. Nor according to Parsi was it in anybody’s interest for this to happen. Indeed, as he noted in an aside, it was high time for certain core groups to recognize that neither continent could flourish without the other’s support. Nor of course could the world as a whole. As he pointed out, friendship between Europe and the United States was just not an

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Ugo Morelli – HOMO SAPIENS DI FRONTE ALLA PRIMA OPPORTUNITÀ

HOMO SAPIENS DI FRONTE ALLA PRIMA OPPORTUNITÀ. PROBLEMI GLOBALI E CONTROVERSI.  «Ho scoperto che la terra è fragile, e il mare leggero: ho imparato che lingua e metafora non bastano più a dare un luogo al luogo» [Mahmud Darwish] «La spinta a diventare onnipotentemente liberi dal conflitto ci mette nel pericolo di diventare causa della nostra estinzione» [H. F. Searles] 0. La forma dello stormo o del branco e la forma dell’umano. Considerando i movimenti di massa degli uccelli e dei pesci e analizzando come fanno i banchi di pesci o gli stormi di uccelli a cambiare rapidamente forma, si fanno importanti scoperte, non solo sul comportamento di quegli animali, ma anche sull’articolazione delle possibilità distintive del comportamento umano. Comportamenti massivi simili a quelli degli stormi o dei banchi sono a volte presenti anche nell’esperienza della specie umana? Pare proprio di sì, e a renderli possibili sembra essere una regressione o sospensione provvisoria delle nostre caratteristiche distintive specie specifiche. Secondo le ricerche sui pesci e sugli uccelli, i cambiamenti di forma dei banchi e degli stormi sono indotti da una propagazione «a valanga» dei segnali di comunicazione tra i singoli individui. Le emozioni massive sembrano generare qualcosa di simile nell’esperienza

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Stefano Zamagni – LA RESPONSABILITÀ SOCIALE DELL’IMPRESA COME FENOMENO EMERGENTE

1. Introduzione Nel presente contributo mi occuperò di tre questioni specifiche, tra loro interrelate anche se concettualmente distinte. La prima concerne la distinzione, affatto chiara sul piano dei principi ma non altrettanto su quello della prassi, tra responsabilità sociale dell’impresa (RSI) e filantropia di impresa. La seconda questione è bene resa dal seguente interrogativo: RSI e competitività sono obiettivi tra loro compatibili; come a dire, l’esercizio della RSI, nelle condizioni storiche attuali, è una pratica economicamente sostenibile? Da ultimo, volgerò l’attenzione ad alcune delle più diffuse critiche che vengono rivolte alla RSI per metterne a nudo l’inconsistenza del loro fondamento teorico. Una considerazione di carattere generale prima di procedere. Non da oggi si dibatte sul punto se l’impresa debba avere obblighi di natura sociale, e non solo legale, nei confronti della società in cui opera. Non è dunque corretto affermare – come talvolta accade di leggere –  che il tema della RSI costituisce una res nova dell’attuale fase storica contrassegnata da quel fenomeno di portata veramente epocale che è la globalizzazione. Fin dall’Umanesimo civile – il 15° secolo è il periodo in cui nasce e si diffonde la moderna economia di mercato – si sa che l’impresa sorge come impegno

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Laura Paoletti – LOST IN TRANSLATION

(editoriale di Paradoxa 1/2007) Paradoxa ritiene che un pubblico a cui rivolgersi esista. Pensa, in particolare, a coloro che fondano la propria identità su ben sviluppate certezze, e tuttavia convivono volentieri con la portata delle proprie domande. Paradoxa, dunque, si propone di affacciare l’uno all’altro temi e posizioni capaci – anche solo per “differenza”- di segnalare i nodi paradossali che un dibattito, aspro o con-ciliatorio che sia, rischia di lasciar passare inosservati. Nozioni e valori, si sa, si costellano in ciascuno a proprio modo, secondo differenti ammaestramenti e vissuti. Appartenenze e culture si confrontano e si connettono erraticamente, disperse in una rete di vuoti. Che le discipline, accentuando via via un processo di introversione, non colmano. L’enciclopedia di ciascuno, i valori che ne guidano le scelte, contengono termini umanamente affini; ma ben diversi sono l’ordine e la gerarchia. Tanto che oggi, nello sforzo di intendersi, e in quello di puntualizzare i dissensi fino a conseguenze estreme, ciò che va “perduto nella traduzione” può darsi che rappresenti appunto l’essenziale. E che contribuisca a formare la trama dei conflitti più sterili, dove la ragione dell’uno non definisce il torto dell’altro; dove argomenti anche vistosamente contrapposti nella prospettiva piatta di un eterno presente,

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Vittorio Mathieu – CONFLITTO E IDENTITÀ

1. In campo strettamente filosofico il rapporto tra identità e conflitto s’inarca  tra due classici  su cui molto si è scritto: il frammento 2 di Anassimandro e  l’inizio della figura dialettica signoria-schiavitù nella Fenomenologia dello spirito di Hegel. Nel primo testo l’identità naturale è presentata come un prevaricare degli enti gli uni sugli altri, per cui le cose “rendono l’una all’altra il fio dell’ingiustizia, secondo l’ordine  del tempo”. Nel secondo testo l’identità delle persone singole si afferma con  metterle in gioco  l’una contro l’altra in un “combattimento per la vita e per la morte”: finchè il perdente, sentendo nell’incombere della morte l’ “immane potenza del negativo” , non si dà schiavo, trasferendo la propria identità in quella del vincitore. In questo modo ha inizio la vita sociale. Quasi due secoli dopo la Fenomenologia dello spirito  possiamo riprendere il discorso dal punto in cui la tradizione l’aveva lasciato, e cioè dall’identità della persona umana. Questa è qualcosa di diverso da una identità puramente naturale, nel senso che va affermata, rivendicata, sviluppata dalla persona stessa, se si vuole che dalla potenza passi all’atto. Tale affermazione avviene nella vita sociale, in rapporto ad altre persone che affermano la propria identità nello stesso modo:

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Paradoxa, ANNO XIII – Numero 4 – Ottobre/Dicembre 2019

Mezzogiorno oggi Le forme nuove di un problema vecchio a cura di Carlo Trigilia A centocinquant’anni dall’Unità, il Mezzogiorno è il grande nodo irrisolto del Paese. Azzardare una diagnosi non è semplice. In tanti battono l’accento sui fattori economici (debolezza della struttura produttiva, arretratezza delle infrastrutture). Giusto, non c’è alcun dubbio, ma bisogna anzitutto chiedersi, in senso radicale: che ruolo riveste 1a rappresentanza politica? Cosa si fa in termini di presenza nel territorio, partecipazione pubblica, istruzione, lotta alla mafia e alla corruzione? Sono domande a cui, quanto prima, occorre trovare risposta. L’autonomia del Mezzogiorno non è problema locale, da demandare o rimandare. In gioco c’è il benessere di tutto il Paese. Indice:

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Paradoxa, ANNO XIII – Numero 3 – Luglio/Settembre 2019

Democrazie Fake a cura di Gianfranco Pasquino La ‘democrazia illiberale’ ha la stessa inconsistenza logica di ircocervi e cerchi quadrati: ecco il messaggio che arriva al lettore di queste pagine, forte e chiaro. A ben guardare, però, le analisi, le argomentazioni e le tesi dei diversi autori compongono un quadro assai più complesso, refrattario a sintesi di comodo. Ma il focus del fascicolo non è allora quello di sostenere che la democrazia o è liberale o, semplicemente, non è? Sì e no. Sotto la superficie del messaggio, infatti, affiora un secondo problema, latente e più spinoso: quello della democrazia come tale, nuda e cruda, senza la scappatoia di aggettivi di compromesso. È qui che davvero le cose si complicano. Indice:

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Paradoxa, ANNO XIII – Numero 2 – Aprile/Giugno 2019

Transizione digitale e mondo del lavoro a cura di Stefano Zamagni In quali modi la transizione digitale incide nelle nostre esistenze e nel vivere comune? È giustificato temere che le macchine soppianterann il lavoro umano? Se hanno torto i laudatori acritici della Quarta rivoluzione industirale, non hanno ragione i suoi denigratori. Come collocarsi, dunque, rispetto a questo mutamento in atto? A tali interrogativi prova a rispondere questo numero di Paradoxa. Convinzione di fondo è che sia riduttivo, e maldestro, trattare 1a rivoluzione digitale solo sul piano tecnologico. Al contrario, é un processo che investe l’essere umano nella sua integralità, dalla quotidianità del singolo alla struttura delle società. Solo con questo sguardo la transizione digitale potrà essere guidata con competenza e saggezza, e non subita con timore.   Indice:

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Paradoxa, ANNO XIII – Numero 1 – Gennaio/Marzo 2019

Economia e nuova sovranità. L’urgenza di una politica economica europea a cura di Paolo Onofri È sensazione diffusa che l’economia, non la politica, sia il vero luogo in cui si concentra oggi il potere. Mercati finanziari e multinazionali sembrano i soli attori capaci di determinare, secondo i propri interessi, l’accadere degli eventi; e una realtà politica come l’Unione Europea, che assomma le debolezze dei singoli paesi membri, appare inutile o peggio dannosa. In netta controtendenza con una simile narrazione, questo fascicolo rilancia l’idea di una politica economica. L’obiettivo è sollecitare il lettore a prendere atto di quanto vi sia di “scelto”, – frutto cioè di decisione tutta politica – dietro meccanismi e dinamiche che sembrerebbero dati di fatto da accettare come tali. C’è sempre un’alternativa.   Indice:

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Paradoxa, ANNO XII – Numero 4 – Ottobre/Dicembre 2018

Giovani e futuro della politica Oltre il disincanto a cura di Gianfranco Pasquino Sdraiati o squali, stesi sul divano o impegnati a scivolare nel gran mare di possibilità più o meno virtuali del contemporaneo, i giovani sembrano colpire l’immaginario per la loro mono-dimensionalità, per l’assenza di una proiezione verticale che renda loro possibile sollevare la testa dal qui e ora. Ma forse c’è di più. Forse val la pena andare oltre il (vero o presunto) disincanto dei ‘millennials’ per la politica, cercando per loro nuove angolazioni, nuove dimensioni. Interrogarsi sul rapporto tra giovani e politica è, inevitabilmente, interrogarsi sul futuro: il loro, ma anche quanto rimane del nostro. È cercare di capire che cosa diventerà l’Italia e che cosa ne sarà dell’Europa.   Indice:

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