Vittorio Mathieu – CONFLITTO E IDENTITÀ

1. In campo strettamente filosofico il rapporto tra identità e conflitto s’inarca  tra due classici  su cui molto si è scritto: il frammento 2 di Anassimandro e  l’inizio della figura dialettica signoria-schiavitù nella Fenomenologia dello spirito di Hegel. Nel primo testo l’identità naturale è presentata come un prevaricare degli enti gli uni sugli altri, per cui le cose “rendono l’una all’altra il fio dell’ingiustizia, secondo l’ordine  del tempo”. Nel secondo testo l’identità delle persone singole si afferma con  metterle in gioco  l’una contro l’altra in un “combattimento per la vita e per la morte”: finchè il perdente, sentendo nell’incombere della morte l’ “immane potenza del negativo” , non si dà schiavo, trasferendo la propria identità in quella del vincitore. In questo modo ha inizio la vita sociale. Quasi due secoli dopo la Fenomenologia dello spirito  possiamo riprendere il discorso dal punto in cui la tradizione l’aveva lasciato, e cioè dall’identità della persona umana. Questa è qualcosa di diverso da una identità puramente naturale, nel senso che va affermata, rivendicata, sviluppata dalla persona stessa, se si vuole che dalla potenza passi all’atto. Tale affermazione avviene nella vita sociale, in rapporto ad altre persone che affermano la propria identità nello stesso modo:

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Tavola Rotonda – Parole e guerra

In occasione della pubblicazione del volume di Vittorio Mathieu Conflitto e narrazione. Omero, i mass media e il racconto della guerra. 19 dicembre 2006, Roma Palazzo Corsini – Accademia dei Lincei Conflitto e narrazione sono due realtà che si intrecciano su più livelli. Non ogni parola è strumento di dialogo, e non ogni conflitto è immediatamente sinonimo di guerra. Nell’epoca dei mass-media, in cui fatto e rappresentazione sono sempre più reciprocamente connessi, una riflessione sui vocaboli, sulle metafore, sui linguaggi che strutturano i conflitti appare ineludibile. Atti: Partecipanti: P. Boitani, A. Gaston, M. Maggioni, V. E. Parsi, P. Valenza.

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Tavola rotonda – Dignità e identità personale

Roma, 29 aprile 2005 Aula Magna Lumsa In occasione della pubblicazione del volume di Vittorio Mathieu: Privacy e dignità dell’uomo. Una teoria della persona La teologia, che si è andata secolarizzando, e l’evolversi del linguaggio – che dal Wert a cui corrisponde un prezzo giunge fino a una Würde che nessun prezzo può pagare – concordano nell’assegnare alla dignità una provenienza non-empirica (dall’originario) e una consistenza non rappresentabile a guisa di oggetto che il diritto debba proteggere, bensì come il principio che fonda il diritto stesso. Atti: Partecipanti: G. Ignesti, V. Mathieu, M. M. Olivetti, R. Sanchini, Card. A. Silvestrini, G. Tognon. Agenda: Inizio lavori ore 16,30 Modera l’incontro il Prorettore Giuseppe IGNESTI Interventi di: Vittorio MATHIEU, Filosofia moraleMarco M. OLIVETTI, Filosofia della religione Riccardo SANCHINI, Elementi di retorica Card. Achille SILVESTRINI Giuseppe TOGNON, Storia dell’educazione

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Paradoxa, ANNO V – Numero 1 – Gennaio/Marzo 2011

paradoxa-2011-1-merito

Merito/Uguaglianza a cura di Vittorio Mathieu La sezione monografica del primo fascicolo di «Paradoxa» 2011, a cura di Vittorio Mathieu, affronta una questione quanto mai spinosa, quella del «merito». Tradizionalmente in Italia si invoca il merito come panacea. Ma è un criterio morale o di efficienza? E al merito va sempre subordinato il principio di uguaglianza? Il fascicolo definisce sin nella configurazione grafica della copertina una scala ideale, i cui estremi sono appunto rappresentati dal principio del merito, da un lato, e dal principio dell’uguaglianza, dall’altro, da prospettive tematiche distinte eppure connesse: diritto, mercato, politica, scuola e formazione. Prendiamo ad esempio due posizioni agli antipodi, quella di Francesca Rigotti e quella di Vittorio Mathieu. La prima intitola il suo contributo Contro il merito e argomenta: la riproposizione dei criteri di merito ed eccellenza è il frutto della svalutazione del concetto di uguaglianza, che andrebbe rimesso in valore. Il secondo, all’opposto, evidenzia come il merito sia un compito socialmente doveroso. Entrambi convergono però nello smantellare un presupposto diffuso e indiscusso, quello per cui il merito sarebbe un concetto etico-morale. Filo rosso del fascicolo è dunque il carattere problematico del merito, che non va in ogni caso interpretato come imperativo assoluto, ma

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AA.VV., Identità culturale e valori universali: Comenio e Vico, a cura di L. Lepri, Roma, Armando, 1998, pp. 128

1998 - Identità culturale e valori universali

F. Botturi, V. Mathieu, L. Lepri, L. Paoletti, J. Peskova, Z. Pinc, A. Rigobello L’interdipendenza di tipo tecnologico, economico, ecologico, acuisce il conflitto tra “universalismo” e “particolarismo”, conflitto che, per essere superato, necessita di una formazione radicata in una forte identità culturale ma capace, anche, di aprirsi a valori umani universalmente condivisibili. Se rivolgiamo uno sguardo all’indietro, nel tentativo di cogliere tale identità nella pregnante potenzialità del suo processo, incontriamo in Comenio e in Vico e nel loro comune sentire nei confronti di Cartesio, il futuro di quella modernità che è oggi, il nostro passato

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V. MATHIEU, Per una cultura dell’essere, Roma, Armando, 1998, pp. 93

1998 - Per una cultura dell'essere

Se la cultura è un processo attraverso cui l’uomo si avvicina all’essere, si può parlare di un primato della cultura: non perché l’attività culturale sia una tra tante altre, e superiore ad esse; bensì perché il suo essere non è una realtà data, acquisita una volta per tutte, bensì una finalità da raggiungere, una capacità da sviluppare. L’atomizzazione e la massificazione della vita, disconoscendo la natura della persona umana, producono il contrario di quella socialità che si cerca, confondono l’unità spirituale con una unità meccanica. L’unità dell’essere umano è potenza unificatrice del diverso, che non si appropria dell’altro per farsene un possesso, ma, al contrario, fa essere l’altro nella sua autonoma alterità, e lo lascia disponibile per tutti. Nel promuovere un’unità siffatta, inclusiva e non esclusiva, consiste la cultura. Alla luce della situazione di smarrimento dell’uomo contemporaneo dovuta alla perdita di riferimenti ideali si avverte la necessità di delineare un orizzonte dei valori fondato su una morale propositiva, non più come insieme di norme bensì, come proposta di contenuti positivi conferenti alla vita senso e pienezza di realizzazione.

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AA.VV., Il problema della fedeltà ermeneutica…, a cura di V. Mathieu e L. Paoletti, Roma, Armando, 1998, pp. 351

1998 - Il problema della fedeltà ermeneutica

Il problema della fedeltà ermeneutica. Nell’arte, nel diritto e nella cura dell’anima. B. Callieri, F. D’Agostino, A. Gaston, S. Givone, A. Lambertino, G. Levi, V. Mathieu, M. M. Olivetti, L. Paoletti, U. Perone, A. Poma, G. Riconda, R. Sacco, J. Strangas, W. Welsch, R. Wiehl, G. Zaccaria I contributi e la discussione fra specialisti di diverse discipline sull’interpretazione nell’estetica, nel diritto e in psichiatria e psicoanalisi, raccolti in questo volume, illustrano come in tutte le attività interpretative sia impegnata la persona nella sua interezza. Nella pluralità delle prospettive emerge il carattere ontologico dell’interpretazione: l’interpretazione fa i conti con un’ulteriorità del senso, mai del tutto posseduto ma ricercato e sperato.

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AA.VV.,V. MATHIEU, L. PAOLETTI, Interpretazione dell’uomo globale, Roma 1994, pp. 196

1994 - Interpretazione dell'uomo globale

Immersa nei ritmi frenetici dell’evoluzione culturale che caratterizzano la società contemporanea, la riflessione sull’uomo e sulla sua “essenza” diviene indispensabile a completamento di un quadro altrimenti connotato dal farsi sempre più specialistico del sapere. Di qui nasce l’esigenza di subordinare le nozioni acquisite dalle varie discipline ad un ambito di competenza filosofica che ne ricerchi la globalità riconducendole a quel fine che è lo sviluppo di tutto l’uomo.

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AA.VV., Conflitto e narrazione. Omero, i mass media e il racconto della guerra, a cura di V. Mathieu, Bologna, Il Mulino, 2006 pp. 244

2006 - Conflitto e narrazione

A. Abruzzese, F. Battistelli, U. Curi, C. Jean, E. Manca, V. Mathieu, R. Rega, A. Scurati Vincolati reciprocamente da diversi legami, conflitto e narrazione costituiscono un intreccio difficile da dipanare: da un lato, infatti, la guerra va interpretata come una forma peculiare della comunicazione, piuttosto che come una sua interruzione; e lungi dal poter essere considerato un mero strumento di pace, il dialogo tra soggetti è anzitutto un’occasione di scontro. Le armi, dunque, sono anche parole, e le parole armi. Analizzando come il conflitto sia la trama originaria di ogni narrazione, e come d’altro canto ogni guerra venga inevitabilmente accompagnata da tentativi di reiscrizione in un racconto sensato, il volume propone la necessità di non occultare tale intreccio. La società della comunicazione di massa, infatti, non fa che accentuarne la rilevanza, esponendosi ancora più gravemente al rischio di letture ingenue e dai potenziali effetti esplosivi.

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