Laura Paoletti – SORELLA, NONOSTANTE TUTTO
(Editoriale di Paradoxa 1/2025) Di Francesco d’Assisi, Max Scheler scrisse una volta che «per fortuna sua e nostra non è stato né teologo né filosofo» (Essenza e forme della simpatia, 1922), volendo intendere che, se avesse provato a formulare in concetti rigorosi le sue intuizioni, sarebbe con ogni probabilità incappato in qualche eresia. Se a questo si aggiunge che la morte, nel Cantico delle creature, non è una, ma sono due – una che è «sora nostra» e l’altra che non lo è affatto – si capisce subito che il titolo di questo fascicolo non può essere inteso come il richiamo a un atteggiamento genericamente ‘francescano’ (e un po’ stucchevole) nei confronti della fine della vita, ma va letto innanzitutto come avvertenza del fatto che ci si sta consapevolmente arrischiando in un’operazione piuttosto delicata. Al di là del senso specifico che assume nel quadro teologico del Cantico, l’affermazione per cui la «morte corporale» non coincide con la «morte secunda», la quale non riguarda il corpo, ma qualcos’altro, significa che il morire non è un fatto semplice (perché appunto è duplice) né semplicemente naturale, ma investe una dimensione che non è chiaro quale sia esattamente (l’anima? lo spirito? la persona?). Detto