Dino Cofrancesco – CONSUMISMO CULTURALE. LA SINISTRA CI RIPENSA

(estratto da Paradoxa 3/2014) Il consumismo da qualche tempo non sembra più il cavallo di battaglia dell’area politico-culturale progressista, che si riconosce nel centro-sinistra (un centro-sinistra, peraltro, molto esteso, variegato e conflittuale al suo interno), né dell’area politico-culturale ancorata a una visione premoderna e tradizionalista della storia e della società contemporanea. Certo gli eredi dei Lumi, di Condorcet, di Marx, di Gramsci, non hanno deposto le armi e la critica della società dei consumi (era il titolo di un saggio di Jean Baudrillard) trova ancora intellettuali militanti impegnati nella denuncia. Qualche anno fa è uscito, per fare un solo esempio significativo, uno scritto di Zygmunt Bauman intitolato Consumo quindi sono (Ed. Laterza 2006) che sembrava riprendere le fila di un discorso consegnato a un testo ormai ‘classico’ come la Dialettica dell’illuminismo di Adorno e Horkheimer (tenuto ben presente da Paolo Flores d’Arcais nel fascicolo 6/2013 di «MicroMega», dedicato al tema L’intellettuale e l’impegno), una critica radicale, per non dire spietata, dell’industria culturale. «Società dei consumatori» – vi si legge – è il tipo di società che promuove, incoraggia o impone la scelta di uno stile di vita e di una strategia di vita improntati al consumismo e disapprova qualsiasi opzione

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Oreste Massari – QUANTO CONTANO I PARTITI

(estratto da Paradoxa 1/2014) Nella Prefazione al volume di chi scrive su I partiti politici nelle democrazie contemporanee (Laterza, Roma-Bari 2004), Sartori afferma che: La bibliografia sui sistemi di partito e sui partiti è davvero sterminata e per parecchio tempo ha mescolato assieme il discorso sui sistemi (di partito) con il discorso sui partiti come tali, singolarmente intesi. Per fortuna non è più così. Le due indagini possono essere complementari, ma certo sono diverse […] Nei miei studi io mi sono occupato dei sistemi (p. IX) intendendo implicitamente dire che non si è occupato di partiti «come tali, singolarmente presi». Ora è vero che l’interesse prevalente del Nostro si sia rivolto alla dimensione sistemica dei partiti e in particolare alla tipologia dei sistemi di partito (G. Pasquino, La teoria dei sistemi di partito, in G. Pasquino (a cura di), La scienza politica di Giovanni Sartori, il Mulino, Bologna 2005), testimoniato da quell’opera del 1976 – Parties and Party Systems – che è oramai divenuta un classico. Ed è vero che nella sua pur estesa bibliografia non compare una monografia sul tema dei partiti. Ma non è vero che non ci sia stato interesse anche per «il livello di analisi […]

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Franco Chiarenza – IMPIGLIATI NELLA RETE. E-DEMOCRACY UN PERICOLO PER LA DEMOCRAZIA LIBERALE

(estratto da Paradoxa 3/2013) C’era una volta… Grillo e il suo fantasioso quanto effimero movimento pentastellare. Il mondo politico, gli intellettuali dei salotti «politically correct», giornalisti, imprenditori, sindacalisti e quanti altri avevano assistito con sgomento alla clamorosa affermazione elettorale di un partito nato e cresciuto in internet, hanno tirato un sospiro di sollievo quando gli esiti delle elezioni amministrative hanno mostrato un evidente riflusso di un’ondata che si era in gran parte alimentata dell’indignazione diffusa e profonda nei confronti di una classe dirigente del Paese apparsa ai più inadeguata, corrotta, insensibile e arroccata nei propri privilegi. Le difficoltà di un movimento cresciuto al di là delle sue stesse aspettative, privo di riferimenti ideologici condivisi, unito soltanto da un sentimento irrazionale di adesione a una protesta gridata secondo modalità che (non a caso) appartengono più allo spettacolo che alla politica, sono apparse evidenti anche agli osservatori meno prevenuti non appena esso ha dovuto confrontarsi con scelte di governo che avrebbero richiesto livelli ben diversi di maturità e di esperienza. Ma non è di questo che vogliamo parlare, e men che meno degli esiti politici che il movimento di Grillo contribuirà, volente o nolente, a determinare in uno dei momenti più accidentati

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Paradoxa, ANNO XIII – Numero 4 – Ottobre/Dicembre 2019

Mezzogiorno oggi Le forme nuove di un problema vecchio a cura di Carlo Trigilia A centocinquant’anni dall’Unità, il Mezzogiorno è il grande nodo irrisolto del Paese. Azzardare una diagnosi non è semplice. In tanti battono l’accento sui fattori economici (debolezza della struttura produttiva, arretratezza delle infrastrutture). Giusto, non c’è alcun dubbio, ma bisogna anzitutto chiedersi, in senso radicale: che ruolo riveste 1a rappresentanza politica? Cosa si fa in termini di presenza nel territorio, partecipazione pubblica, istruzione, lotta alla mafia e alla corruzione? Sono domande a cui, quanto prima, occorre trovare risposta. L’autonomia del Mezzogiorno non è problema locale, da demandare o rimandare. In gioco c’è il benessere di tutto il Paese. Indice:

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Paradoxa, ANNO XII – Numero 2 – Aprile/Giugno 2018

Il ’68 italiano Radici storiche e culturali a cura di Dino Cofrancesco Il ’68 italiano segna uno spartiacque, nella storia del Novecento? Di certo, non è semplice darne un quadro unitario: si può parlare di rivolta studentesca, emancipazione sessuale, ribellione all’autorità, lotta di classe; si può parlare di antifascismo, dichiarato e rivendicato in nome di una ideale continuità con la Resistenza; si può parlare della sua eredità oggi. Ma sono chiavi di lettura per comprendere un cambiamento epocale, o piuttosto miti storiografici per provare a rendere coerente e omogeneo un fenomeno che, tanto omogeneo, non è? Si può parlare fino in fondo di una demarcazione epocale, quando non si riesce a delimitare la stessa linea di confine?   Indice:

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Paradoxa, ANNO X – Numero 3 – Luglio/Settembre 2016

Oltre la crisi dei rifugiati. Le tante facce dell’immigrazione in Italia A cura di Tiziana Caponio La storia migratoria del nostro Paese si colloca in un quadro comune a tutta la UE, ovvero l’intreccio di tre crisi che, con intensità e in modo diverso, hanno influenzato il dibattito politico e gli interventi di policy dell’Unione: la crisi dell’integrazione, quella economica e, soprattutto, la crisi dei rifugiati rappresentano la trama principale per dar conto della complessità dei flussi migratori. E questo è proprio il tentativo compiuto da questo fascicolo. Si pensi, ad esempio, a come la crisi dei rifugiati sta mettendo a dura prova il diritto di asilo, uno dei pilastri stessi della cultura europea dei diritti (aspetto, questo, sul quale si sofferma Sciortino). Ma le sfaccettature sono molteplici, e una disamina efficace del fenomeno migratorio deve tenerne conto. Sul piano economico allora, seguendo l’indagine di Anastasia, si esamina l’impatto della recente crisi finanziaria sui flussi migratori: a quali livelli è penetrata, quali categorie ne sono state maggiormente colpite. Sul piano dell’integrazione, ci si interroga piuttosto su quali siano le politiche comunitarie in tema di migrazioni: su questo aspetto, Ferrera offre all’indagine una categoria, quella di ‘ospitalità’, che potrebbe aiutare a

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Paradoxa, ANNO IX – Numero 4 – Ottobre/Dicembre 2015

La scomparsa delle culture politiche in Italia A cura di Gianfranco Pasquino Il muro di Berlino si è abbattuto rovinosamente non soltanto sui partiti politici italiani che avevano dominato la storia nazionale della prima fase della Repubblica, ma anche sulle varie culture di cui questi si facevano, in modo più o meno aderente, portavoce: liberalismo, cattolicesimo-democratico, socialismo, comunismo, azionismo, federalismo, che sino a quel momento avevano dato espressione a una realtà politica poliedrica, subiscono più o meno direttamente il contraccolpo del crollo delle ideologie. Muovendo dalla constatazione di un dato di fatto, vale a dire l’incapacità, da parte dei molteplici volti della cultura politica italiana, di leggere la realtà seguita al 1989 e di adeguarsi al mutamento dei tempi, questo fascicolo di Paradoxa, attraverso le analisi dei vari autori interpellati, procede ricostruendo gli sviluppi della fisionomia e le cause della scomparsa delle varie culture politiche italiane: dalla socialista (Amato) alla liberale (Rebuffa), dalla cattolico-democratica (Giovagnoli) alla comunista (Occhetto), da quella di destra (Veneziani) a quella azionista (Merlini) e ‘gramsciazionista’ (Cofrancesco). Una panoramica generale è quindi offerta dal curatore Pasquino, che apre alle questioni via via messe in campo dai singoli autori, e da Valbruzzi, che avanza cinque tesi sulla scomparsa

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Paradoxa, ANNO VII – Numero 1 – Gennaio/Marzo 2013

Aux urnes, citoyens! a cura di Gianfranco Pasquino «Paradoxa» 1/2013 traccia l’identikit dell’elettore italiano. Cosa si scopre, una volta sfatati i luoghi comuni più diffusi, nella pubblicistica corrente e persino tra gli analisti e gli scienziati politici? Primo: l’influenza della Tv viene sopravvalutata. Oggi più che in passato, sono i network di discussione, dalle cerchie sociali alla rete, a garantire quegli scambi diretti e simmetrici che influiscono sul voto. Secondo: l’elettore indeciso è, paradossalmente, il più decisivo. Lungi dall’essere poco interessato o poco informato, è un elettore (in parte) colto e programmatico, che valuta e sceglie sulla base di più fattori. Terzo: disaffezione, apatia, alienazione, sfiducia connotano oggi l’atteggiamento dei cittadini verso la politica, eppure, contrariamente a certe suggestioni giornalistiche, un partito degli astensionisti non esiste e non può esistere. Quarto: lo strumento delle primarie, decisivo, è per lo più incompreso. All’incredibile espansione, in Italia, non si è affiancata una contestuale crescita delle conoscenze e delle competenze. Quinto: l’utilità delle quote rosa non è indiscussa. Altre strategie più efficaci sono possibili per porre un limite al meccanismo della cooptazione maschile. Infine, i programmi elettorali non contano poi tanto, nell’orientare la scelta del cittadino. Per un elettorato tradizionalmente diviso in due

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