Convegno – Conflitto e regole: Possiamo non dirci cristiani?

29-30 ottobre 2004, Roma LUMSA – Aula Magna – Borgo Sant’Angelo, 13 La storia ci insegna che gli uomini e le nazioni si comportano più saggiamente una volta che hanno esaurito tutte le alternative (A. Eban) Le regole servono a definire lo spazio del gioco. Che ci siano regole del gioco, di per sé non garantisce che il gioco non sia cruento e neppure caratterizza il gioco come razionale. Tanto che violare le regole può dare dei vantaggi: sul piano strategico Pearl Harbour può essere più razionale che una dichiarazione di guerra per via diplomatica. Quando invece si assumano le parti in contesa come integrate in un tutto al quale sono funzionali nella loro diversità, razionale è far sì che la loro integrità non sia messa in pericolo dalla lotta. Dalla teoria di Montesquieu dell’equilibrio dei poteri, alle costituzioni nazionali e sovranazionali – come la redigenda costituzione europea –, al diritto internazionale con la creazione di specifici organismi di tutela, definire le regole significa definire spazi e ruoli nei processi decisionali capaci di rispondere senza prevaricazioni a bisogni o diritti primari. Crescendo il numero dei giocatori cresce anche il numero degli arbitri, secondo la logica di una buona gestione del

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Incontro osservatorio – Conflitto e identità: Per una riflessione su conflitto e identità

17 Febbraio 2004, Roma Fondazione Nova Spes, Via Piemonte 127 Primo incontro Osservatorio. Chi posso in generale riconoscere come mio nemico? Evidentemente soltanto colui che mi può mettere in questione. […] e chi può mettermi realmente in questione? Solo io stesso. O mio fratello. (C. Schmitt) L’identità non è qualcosa di dato: è sempre il risultato di un’azione, in virtù di cui si traccia una demarcazione, mai definitiva, tra identico e diverso, tra interno ed esterno, tra proprio ed estraneo, tra amico e nemico. Il conflitto, dunque, non è un incidente di percorso: è il motore stesso del processo di costruzione del sé (persona, gruppo, civiltà), che deve faticosamente venire a patti con il debito nei confronti di ciò “contro” cui guadagna la propria identità. Lo scontro-incontro tra “sé” e “altro” è un nodo ineludibile che vale la pena di essere esplorato e che emerge ogni volta che un’identità, che erroneamente si dava per scontata, viene messa in questione. Che cosa è “sé” e che cosa è “altro” quando un organismo è malato? quando un individuo è abitato da tensioni che non governa e che lo conducono oltre la soglia che separa il normale dal patologico? quando una morale condivisa

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Tavola rotonda – Conflitto e vita: Identità e fecondazione eterologa

31 maggio 2005, Roma Sala delle Colonne – Palazzo Marini – Via Poli, 19 Quando il bambino era bambino, era l’epoca di queste domande: perché io sono io e perché non sono te? Perché sono qui e perché non sono là? Quando comincia il tempo e dove finisce lo spazio? P. Handke Le questioni di bioetica chiamano in causa sempre domande fondamentali. Suscitano confronti che, specie se affrontati sulla scorta delle urgenze dell’attualità, costringono posizioni e toni ad inasprirsi e rischiano di assumere il carattere di scontri meramente distruttivi. Nella convinzione che questo non sia l’unico esito possibile di un conflitto di opinioni, la Fondazione Nova Spes si propone di avviare, con questo incontro, una serie di iniziative che offrano a voci autorevoli, di competenze e orientamenti diversi, lo spazio per una riflessione serena e rigorosa. Il tema della fecondazione eterologa, pur dando luogo, rispetto ad altri, a contrapposizioni meno nette, nasconde risvolti estremamente delicati, che investono l’identità personale e collettiva: come si definisce l’identità di colui che viene al mondo, rispetto a quella di coloro che lo mettono al mondo? Come dirimere i casi in cui i rispettivi diritti sembrano entrare in conflitto? In che termini si può parlare

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Convegno – Conflitto e identità. Confini dell’identità – Conflitto delle differenze

Roma, 16 Luglio 2003, ore 19,00 Fondazione Nova Spes – Via Piemonte 127 Omnis determinatio est negatio: se l’identità non è semplicemente data, ma è il risultato di un’attività identificante da cui viene tracciato un confine, allora il conflitto non si aggiunge ad essa come un evento accidentale, ma le inerisce come sua possibilità essenziale. Ogni confine, infatti, per il fatto stesso di separare interno ed esterno, proprio ed estraneo, li mette in relazione e con ciò apre alla possibilità della minaccia e della difesa, rendendo l’identità precaria per definizione. Di qui i tentativi di decostruzione, che hanno caratterizzato tutto il pensiero del Novecento, sia sul versante analitico sia su quello continentale, e hanno estenuato la cartesiana «certezza di sé» fino al punto da revocare in dubbio la possibilità di riferirsi ad una identità personale. Fino a suscitare l’impressione che il concetto stesso di identità fosse ormai obsoleto. E, tuttavia, l’esplosione di una serie di conflitti etnici, politici, religiosi, che stanno drammaticamente segnando la nostra epoca e che sembrano tutti appellarsi a un’identità da rivendicare a costo della violenza, costringe a riproporre con forza il problema. Nell’atto con cui si pretende di sbarazzarsi frettolosamente dell’identità in favore delle differenze non

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Seminario – Identità culturale e valori umani universali

Università di Praga, 4 – 5 Dicembre 1992 Il seminario ha inteso stimolare la riflessione sui problemi pedagogici nelle loro connessioni con concezioni filosofiche e antropologiche, considerando Vico e Comenio come emblematici rappresentanti delle due culture. In particolare si è discusso sulla compossibilità dell’identità culturale con l’universalità dei valori umani in risposta agli imponenti flussi migratori ed ai cambiamenti intervenuti nell’europa Centro Orientale. Atti Pubblicazione: AA.VV., Identità culturale e valori universali: Comenio e Vico, a cura di L. Lepri, Roma, Armando, 1998 Partecipanti: J. Bily, J. Borecky, F. Botturi, I. Bukacova, M. Cerna, P. Cornej, R. Dostalova, J. Fiala, J. Fucikova, V. Jiraskova, J. Kohout, Z. Kolar, J. Kudrna, L. Lepri, V. Mathieu, Z. Neubauer, M.M. Olivetti, R. Palous, L. Paoletti, N. Pelcova, J. Peskova, Z. Pinc, A. Rigobello, M. Sobotka, J. Sokol, S. Sousedik, M. Tardino, P. Valenza, M. Znoj  

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Paradoxa, ANNO I – Numero 1 – Gennaio/Marzo 2007

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Conflitto e identità a cura di Laura Paoletti «Paradoxa ritiene che un pubblico a cui rivolgersi esista. Pensa, in particolare, a coloro che fondano la propria identità su ben sviluppate certezze, e tuttavia convivono volentieri con la portata delle proprie domande». Con queste parole, dall’Editoriale della Direttrice Laura Paoletti, «Paradoxa» dà il via nel 2007 alla propria storia. La scelta del tema non è casuale. Proprio sulle possibili declinazioni del conflitto la Fondazione Nova Spes è andata riflettendo negli anni, nel corso di incontri e convegni: conflitto e immagine, conflitto e mercato, conflitto e regole, conflitto e vita, e ancora, conflitto e identità – il binomio che figura, appunto, nel titolo del primo fascicolo. Si potrebbero applicare alla storia e alla vocazione stessa di «Paradoxa», allora, le riflessioni introduttive svolte nel numero 1/2007 dal filosofo Vittorio Mathieu, Direttore Responsabile della rivista. Il conflitto non è di per sé distruttivo, perché per costruire la propria identità è necessario essere riconosciuti e riconoscere. Come mostrano i casi di competizione, e come rivela una lunga tradizione di pensiero filosofico e di concreti esempi storici, le tensioni dei conflitti possono essere molto proficue se governate da opportune regole. Su questo presupposto, di cui «Paradoxa»

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