Paradoxa, Anno XVI – Numero 1 – Gennaio/Marzo 2022

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Le parole della destra a cura di Dino Cofrancesco Che vuol dire Destra, oggi? Un approccio conservatore, ma non necessariamente tradizionalista; il legame all’idea di nazione, ma non per forza la difesa del sovranismo; una certa disinvoltura tra concetti ‘anfibi’, che possono cioè vivere bene sia a destra che a sinistra (come ambiente, famiglia, etnia, educazione…). Se Destra è tutto questo, davvero non c’è nessuno di questi riferimenti da cui possiamo ancora sentirci interpellati? Davvero a Destra non ci sono valori universali, condivisibili da tutti? È ciò che Paradoxa si è chiesta in questo numero: che cosa può considerarsi ancora vivo e utilizzabile nella storia ideologica della destra – o delle destre? Che cosa, per contro, deve ritenersi morto e dimenticato? Indice:    

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Stefano De Luca – LA DESTRA VISTA DA DESTRA intervista a Alessandro Campi e Luigi Compagna

(estratto da Paradoxa 3/2008) Nell’imminenza delle elezioni politiche del 2008 il quadro politico italiano si è scomposto e riaggregato, riducendo la sua storica frammentazione. Gli elettori si sono poi incaricati di semplificare ulteriormente tale quadro, eleggendo un parlamento che – per la prima volta nella storia repubblicana – ha un assetto quasi bipartitico. Lei pensa che sia infine giunto a maturazione il processo avviatosi nel 1994? E qual è, nel nuovo quadro politico, il ruolo del centrodestra? CAMPI – Le elezioni del 2008 hanno rappresentato, secondo molti osservatori, un punto di svolta. Non solo per la drastica riduzione del quadro politico-parlamentare prodotta dal voto popolare, ma anche per alcuni degli effetti per così dire “secondari” determinati da quest’ultimo: la scomparsa della sinistra antagonista dai luoghi della rappresentanza politica istituzionale, il fallimento fatto registrare alle urne dalla destra radicale e nostalgica, la cancellazione dei socialisti, il ruolo di opposizione ad un governo di centrodestra nel quale si è trovata confinata l’Udc di Casini per un grave errore di calcolo politico commesso da quest’ultimo. Ma ad essere cambiata radicalmente non è stata solo la geografia parlamentare: anche quella politico-culturale ha subìto una trasformazione profonda e per molti versi irreversibile. La vera novità

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