Corrado Ocone – IL SESSANTOTTO E IL MITO DELLA ‘RIVOLUZIONE TRADITA’

(Estratto da Paradoxa 2/2018) Nel 1969 l’editore Feltrinelli pubblica, con un’introduzione di Pietro Secchia, lo storico dirigente comunista ormai appartato dalla vita ufficiale del Partito, il volume La guerriglia in Italia. Documenti della Resistenza militare italiana. È un libro di istruzioni molto dettagliate su come svolgere la guerriglia, dettate da Mazzini e Garibaldi durante il Risorgimento e poi dal Corpo Volontari della Libertà e dalle Brigate d’assalto Garibaldi durante la Resistenza. In appendice, quasi a suggellare il senso generale del libro, troviamo lo scritto di Lenin del 1906 su La guerra partigiana. Ora, che il patrocinatore del libro sia Secchia non meraviglia: era stato proprio lui il dirigente comunista più deluso della togliattiana «svolta di Salerno» del 1944, della rinuncia a trasformare la lotta armata contro il nazifascismo in una più generale rivoluzione popolare e sociale volta alla conquista del potere. Secchia, sapendo bene che gli ordini erano partiti da Mosca, vi si adeguò, seppur riluttante, per disciplina di partito. Visse però da quel momento sempre alla ricerca del disperato momento in cui l’ora fatidica della rivoluzione potesse ritornare, non esitando a intrecciare rapporti di amicizia con tutti coloro che la pensavano come lui compresi i teorici e autori di

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Paradoxa, ANNO XII – Numero 2 – Aprile/Giugno 2018

Il ’68 italiano Radici storiche e culturali a cura di Dino Cofrancesco Il ’68 italiano segna uno spartiacque, nella storia del Novecento? Di certo, non è semplice darne un quadro unitario: si può parlare di rivolta studentesca, emancipazione sessuale, ribellione all’autorità, lotta di classe; si può parlare di antifascismo, dichiarato e rivendicato in nome di una ideale continuità con la Resistenza; si può parlare della sua eredità oggi. Ma sono chiavi di lettura per comprendere un cambiamento epocale, o piuttosto miti storiografici per provare a rendere coerente e omogeneo un fenomeno che, tanto omogeneo, non è? Si può parlare fino in fondo di una demarcazione epocale, quando non si riesce a delimitare la stessa linea di confine?   Indice:

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