Convegno – Dalla quantità al merito. Una proposta per valutare gli istituti culturali
24 ottobre 2014, Roma
24 ottobre 2014, Roma
13 maggio 2014, Roma Istituto della Enciclopedia Italiana Palazzo Mattei di Paganica, Sala Igea 90esimo compleanno di Giovanni Sartori- Presentazione del fascicolo di «ParadoXa» 1/2014 Come si costruisce, come si mantiene e come si trasforma una buona Repubblica? Gli articoli del fascicolo di «Paradoxa» 1/2014, esplorano le caratteristiche che ha la Repubblica, non ideale, non utopistica, ma reale, quella che è effettivamente possibile costruire e fare funzionare in termini di istituzioni, di meccanismi, di procedimenti e di relazioni, secondo Sartori. Presiede: Gianfranco Pasquino. Ne discutono: Giuliano Amato, Franco Bassanini, Massimo D’Alema
(estratto da Paradoxa 3/2014) Il consumismo da qualche tempo non sembra più il cavallo di battaglia dell’area politico-culturale progressista, che si riconosce nel centro-sinistra (un centro-sinistra, peraltro, molto esteso, variegato e conflittuale al suo interno), né dell’area politico-culturale ancorata a una visione premoderna e tradizionalista della storia e della società contemporanea. Certo gli eredi dei Lumi, di Condorcet, di Marx, di Gramsci, non hanno deposto le armi e la critica della società dei consumi (era il titolo di un saggio di Jean Baudrillard) trova ancora intellettuali militanti impegnati nella denuncia. Qualche anno fa è uscito, per fare un solo esempio significativo, uno scritto di Zygmunt Bauman intitolato Consumo quindi sono (Ed. Laterza 2006) che sembrava riprendere le fila di un discorso consegnato a un testo ormai ‘classico’ come la Dialettica dell’illuminismo di Adorno e Horkheimer (tenuto ben presente da Paolo Flores d’Arcais nel fascicolo 6/2013 di «MicroMega», dedicato al tema L’intellettuale e l’impegno), una critica radicale, per non dire spietata, dell’industria culturale. «Società dei consumatori» – vi si legge – è il tipo di società che promuove, incoraggia o impone la scelta di uno stile di vita e di una strategia di vita improntati al consumismo e disapprova qualsiasi opzione
(estratto da Paradoxa 1/2014) Nella Prefazione al volume di chi scrive su I partiti politici nelle democrazie contemporanee (Laterza, Roma-Bari 2004), Sartori afferma che: La bibliografia sui sistemi di partito e sui partiti è davvero sterminata e per parecchio tempo ha mescolato assieme il discorso sui sistemi (di partito) con il discorso sui partiti come tali, singolarmente intesi. Per fortuna non è più così. Le due indagini possono essere complementari, ma certo sono diverse […] Nei miei studi io mi sono occupato dei sistemi (p. IX) intendendo implicitamente dire che non si è occupato di partiti «come tali, singolarmente presi». Ora è vero che l’interesse prevalente del Nostro si sia rivolto alla dimensione sistemica dei partiti e in particolare alla tipologia dei sistemi di partito (G. Pasquino, La teoria dei sistemi di partito, in G. Pasquino (a cura di), La scienza politica di Giovanni Sartori, il Mulino, Bologna 2005), testimoniato da quell’opera del 1976 – Parties and Party Systems – che è oramai divenuta un classico. Ed è vero che nella sua pur estesa bibliografia non compare una monografia sul tema dei partiti. Ma non è vero che non ci sia stato interesse anche per «il livello di analisi […]
Dalla quantità al merito Una proposta per valutare gli istituti culturali A cura di Stefano Zamagni Viviamo in una congiuntura storica in cui, complici una crisi finanziaria quasi decennale e una crescente instabilità sociale, ottimizzare le risorse è una necessità imprescindibile; e lo è, di conseguenza, valutare al meglio le prestazioni dei soggetti cui sono destinate. Gli istituti culturali non fanno eccezione. Il fascicolo di Paradoxa 4/2014, Dalla quantità al merito, attraverso le pagine introduttive del curatore Stefano Zamagni, dà voce a una questione ormai ineludibile: in un’epoca che richiede di ottimizzare le risorse disponibili ed esige pertanto la quantificazione in ordine ai risultati prodotti, attribuire un metro di valore anche alla cultura (agli istituti che la promuovono, alla ricerca di coloro che vi partecipano, alle iniziative tese a diffonderla) sembrerebbe, in modo paradossale, l’unica via per tutelarla. Ma è davvero possibile “misurare la cultura”? Senza sottacere le difficoltà teoriche relative a tale interrogativo di fondo, il lavoro delle due autrici Battistoni e Pedrini muove da questo punto per proporre una batteria di indicatori di valutazione per gli istituti culturali, che intende essere uno strumento utile tanto per i decisori, quanto per gli istituti stessi che vogliano impegnarsi in un
Consumismo culturale. La sinistra ci ripensa? A cura di Dino Cofrancesco Il tema del consumismo culturale parrebbe essere stato da sempre politicamente orientato in modo nitido e facilmente riconoscibile: se la ‘destra’ promuove la cultura d’intrattenimento, lo svago disimpegnato, la ‘sinistra’ ne prende le distanze in modo critico. Sennonché negli ultimi tempi l’industria culturale sembrerebbe aver iniziato a permeare anche gli ambienti di sinistra, a farsene veicolo comunicativo: dal Pasolini critico del disimpegno intellettuale propugnato dal capitalismo si passa allora al Festival di Sanremo di Fazio e Littizzetto, emblema di come la cultura d’evasione sia divenuta veicolo di trasmissione di ideali politici. E dunque, ‘la sinistra ci ripensa?’. Ecco la domanda di fondo che muove questo numero di Paradoxa e che coinvolge da varie prospettive gli autori chiamati in causa: dalle riflessioni di Paolo Bonetti, che sottolinea l’atteggiamento progressivamente compromissorio della sinistra nei confronti della ‘cultura bassa’, e Mario Aldo Toscano, che affronta la questione partendo da una conversazione dotta tra docenti e dottorandi; alle considerazioni di Sergio Belardinelli e Marcello Veneziani, che indugiano sul tema della cultura di massa declinandolo specificamente in rapporto a quella cattolica, l’uno sottolineandone le peculiarità rispetto all’atteggiamento critico della Scuola di Francoforte e l’altro
I guasti della Comunicazione A cura di Mario Morcellini Sappiamo molto sulla comunicazione e troppo poco sulle sue conseguenze. Che si tratti dei media tradizionali o di quelli digitali, l’overdose di informazione e di dibattito determina una nuova opacità, in virtù della quale qualsiasi tentativo di problematizzazione dello strumento comunicativo parrebbe destinato a risolversi immediatamente, in modo paradossale, in una sua riaffermazione performativa: il linguaggio e le categorie che lo veicolano sono infatti, ancora una volta, quelli messi a disposizione dai mezzi di comunicazione. Si innesca in tal modo una circolarità viziosa tra l’oggetto e il mezzo di informazione, che lacera ulteriormente la critica e il senso comune tra i due atteggiamenti, opposti ed estremizzati, di euforia e fondamentalismo, che certo non aiutano a venire a capo della questione. È su questo corto-circuito che questo fascicolo di Paradoxa sceglie di intervenire, provando a portare alla luce i ‘guasti’, vale a dire le aporie e i paradossi, della società della comunicazione: a partire da quelli del solipsismo, dell’inconsapevolezza e della disinformazione (su cui si sofferma il curatore Morcellini) si dipana un intreccio di contraddizioni esacerbate dalla realtà mediatica. Gli effetti sono nettamente percepibili nella sfera politica, con una marcata crisi
La Repubblica di Sartori a cura di Gianfranco Pasquino Questo fascicolo di Paradoxa esplora le caratteristiche della Repubblica, così come pensate e costruite da Giovanni Sartori, al quale, in occasione del suo novantesimo compleanno, il numero è dedicato. Le questioni a cui, a partire da questo snodo, i vari autori danno voce sono molteplici, sebbene, come sottolinea Pasquino, la domanda di fondo sia una: come si costruisce, si mantiene e si trasforma una buona Repubblica? Il che si traduce in un altro interrogativo: qual è il ruolo della democrazia, specie a fronte delle sfide poste da una società modernizzata che, sotto più riguardi, ne esaspera le tensioni? Una panoramica ad ampio respiro consente di perimetrare alcune questioni specifiche: ecco allora che alla triplice crisi (legittimità, secolarizzazione e distribuzione) segnalata da Pellicani, si accompagna il pericolo di conflitto di interessi tra politica ed economia, inscritto in uno Stato sociale. Ancora: la proliferazione dei nuovi media rappresenta una sfida tutt’altro che trascurabile, specie nella misura in cui rischia di tradursi in una perdita di capacità critica da parte dell’opinione pubblica. I nodi fondamentali della concezione sartoriana di democrazia possono essere ricondotti alla nozione di ‘poliarchia selettiva’, l’ideale cui, ad avviso di Sartori,