Intellettuali e cattolici
A cura di Laura Paoletti
Chi, cosa, dove sono gli intellettuali cattolici? Si può essere intellettuali e cattolici senza essere intellettuali cattolici? Questo numero di Paradoxa si interroga su una figura equivoca, non facilmente afferrabile. In primo luogo, sul piano teorico, ci si può chiedere in virtù di cosa si sia legittimati a parlare di ‘intellettuali cattolici’, e in che misura l’appartenenza confessionale possa condizionare (fecondando o, viceversa, limitando) la pratica intellettuale. Ciò su cui occorre interrogarsi, da questo punto di vista, è quale sia il discrimine tra parlare di intellettuali cattolici e parlare, piuttosto, di intellettuali e cattolici. Per ciò stesso, alla radice, non si può non rilevare come sia quella dell’‘intellettuale’ che quella del ‘cattolico’ sono categorie opache, insufficienti a definire appartenenze o esclusioni: «Tutti e nessuno sono intellettuali; tutti e nessuno sono cattolici» (Tommasi). In secondo luogo, sul piano pratico, quel che si deve saggiare è la realtà degli spazi in cui, concretamente, la tradizione cristiana ha inciso e incide sulla cultura contemporanea. Il rapporto tra ambienti cattolici e cultura laica, in Italia, ha subito dei forti condizionamenti in seno agli orientamenti della Chiesa, lungamente ostile a qualsiasi commistione dei cattolici con la vita pubblica. Si tratta di un ritardo, sottolinea Belardinelli, che fa sentire i suoi effetti ancora oggi. Ecco allora che l’incidenza dei cattolici, nell’attuale fase politica, si risolve, in modo paradossale, in una diafanità visibile: una low intensity religion (Diotallevi), scissa tra la centralità del fenomeno religioso e la marginalità del cristianesimo nel politico. Si impone allora la necessità di ripensare l’esercizio di una cultura gravidamente cattolica, che possa tradursi in una pratica intellettuale orientata carismaticamente: è in un pensiero «debordante» rispetto alle sole istanze della ragione che può rinvenirsi l’identità dell’intellettuale cattolico (Semplici). Solo in tal modo la sua fisionomia potrà avere una presa concreta sulla realtà.
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