Uomini o Cittadini?
a cura di Francesco D’Agostino
Il nostro tempo manifesta in forme inedite la questione della cittadinanza, ponendo problemi che sono ben lontani dall’essere risolti. Il processo di globalizzazione in atto sembra rendere obsoleto il criterio culturale; il fatto migratorio presenta sfide sempre più difficili; le tecnologie e la mediatizzazione della politica determinano nuove modalità di partecipazione. È necessario perciò un aggiornamento del quadro teorico complessivo. Il fascicolo 2/2012 di «Paradoxa», Uomini o cittadini?, a cura di Francesco D’Agostino, vuole essere un contributo a questo obiettivo. Vengono saggiati sia i fondamenti storico-teorici che le ricadute pratiche e normative della dialettica uomo-cittadino. L’assunto di base è che non esiste alternativa tra i due termini, ma un rapporto d’implicazione reciproca, in cui è l’umanità, e non la sua demarcazione giuridico-politica, a dire l’ultima parola. A contributi che inclinano in questa direzione conciliante, come quelli di F. D’Agostino, F. Macioce e G. Ferri, che arriva a ipotizzare una cittadinanza globale sulla base del concetto di sostenibilità, si affiancano d’altro canto le voci di chi, come Dino Cofrancesco, rimarca l’importanza della specificità culturale. Nella varietà delle posizioni, una domanda, tanto ostica quanto urgente, rimane aperta: in che misura i cittadini hanno il diritto di chiedersi se, come e quando vadano concessi diritti politici a stranieri che chiedono di entrare in una comunità nazionale ma che non hanno lo stesso interesse a preservarne l’identità culturale, linguistica e paesaggistica?