La scomparsa delle culture politiche in Italia
A cura di Gianfranco Pasquino
Il muro di Berlino si è abbattuto rovinosamente non soltanto sui partiti politici italiani che avevano dominato la storia nazionale della prima fase della Repubblica, ma anche sulle varie culture di cui questi si facevano, in modo più o meno aderente, portavoce: liberalismo, cattolicesimo-democratico, socialismo, comunismo, azionismo, federalismo, che sino a quel momento avevano dato espressione a una realtà politica poliedrica, subiscono più o meno direttamente il contraccolpo del crollo delle ideologie. Muovendo dalla constatazione di un dato di fatto, vale a dire l’incapacità, da parte dei molteplici volti della cultura politica italiana, di leggere la realtà seguita al 1989 e di adeguarsi al mutamento dei tempi, questo fascicolo di Paradoxa, attraverso le analisi dei vari autori interpellati, procede ricostruendo gli sviluppi della fisionomia e le cause della scomparsa delle varie culture politiche italiane: dalla socialista (Amato) alla liberale (Rebuffa), dalla cattolico-democratica (Giovagnoli) alla comunista (Occhetto), da quella di destra (Veneziani) a quella azionista (Merlini) e ‘gramsciazionista’ (Cofrancesco). Una panoramica generale è quindi offerta dal curatore Pasquino, che apre alle questioni
via via messe in campo dai singoli autori, e da Valbruzzi, che avanza cinque tesi sulla scomparsa delle culture politiche. Lo sguardo è ulteriormente ampliato dall’affacciarsi della riflessione sulla cultura imprenditoriale (Cisnetto) e sulla cultura federalista europea (Dastoli).
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