Paradoxa, ANNO I – Numero 3 – Luglio/Settembre 2007

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Vivibilità. Verso un cambio consapevole di paradigma a cura di Ugo Morelli Il numero 3/2007 di «Paradoxa», a cura di Ugo Morelli, è intitolato a una disamina complessiva della questione della vivibilità. Il tema non è nuovo – osserva Stefano Semplici nell’Editoriale – essendosi  imposto come interfaccia critica dei grandi processi di urbanizzazione e industrializzazione. Non è nuovo e tuttavia in esso ne va del nostro futuro. Il fascicolo si propone così di ripensarlo, alla luce dei progressi degli ultimi anni, nelle sue molteplici sfaccettature. Punto di partenza è la rinuncia alla facile scorciatoia delle contrapposizioni ad effetto: i poeti e gli ingegneri, la natura e la città, la decrescita e il profitto, le chiese e i laboratori. Merito dell’indagine, il tentativo di avanzare verso un cambio consapevole di paradigma. Non sono solo problemi contingenti di sostenibilità economica, ambientale  e politica a urgere in questa direzione, ma una riflessione più profonda sul bivio a cui l’umanità è giunta, oggi per la prima volta: autodistruggersi, o essere artefice del proprio destino (Morelli). Soluzioni concrete si affacciano per il lettore: la valorizzazione della  cultura e dell’«immateriale» (Sacco, Blessi); la riqualificazione della vita della città attraverso una serie di pratiche sapienti (Girard, Martinotti,

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Paradoxa, ANNO I – Numero 2 – Aprile/Giugno 2007

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Erotica Saggi di passione per la società a cura di Vittorio Mathieu D’Agostino ribalta la tendenza a concepire l’amore come un di più, necessario a completare la giustizia e a evitare che il summum ius divenga summa iniuria. Al contrario, l’amore è anteriore alla giustizia, la fonda e la sostiene. Zamagni fa qualcosa di analogo con l’economia: l’amore non serve a correggere il mercato e ad attenuarne la crudeltà, ma è il fondamento su cui il mercato può prosperare. Paoletti segue il filo dell’intreccio inestricabile tra i sentimenti e la temporalità. Aluffi Beck-Peccoz legge la questione nel Corano: l’amore viene da Dio e spesso è accostato all’amore per la donna; esige giustizia tra le mogli, quando siano «due o tre o quattro». Baharier, destreggiandosi nel labirinto del Talmud, vi trova il precetto: «Amerai per il tuo prossimo ciò che ami per te». Guerri e Veneto parlano dell’amore genitoriale, da loro vissuto di recente, e affrontano seriamente il pessimismo di Schopenhauer sull’opportunità di fare figli, un pessimismo su cui anche il saggio di Mathieu attira l’attenzione. Cotta affronta l’inattualità dell’amore autentico, e Belardinelli s’interroga sulle possibilità dell’amore nel postmoderno. Questi i contenuti del secondo fascicolo di «Paradoxa» ricostruiti nell’Editoriale dal Curatore,

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Paradoxa, ANNO I – Numero 1 – Gennaio/Marzo 2007

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Conflitto e identità a cura di Laura Paoletti «Paradoxa ritiene che un pubblico a cui rivolgersi esista. Pensa, in particolare, a coloro che fondano la propria identità su ben sviluppate certezze, e tuttavia convivono volentieri con la portata delle proprie domande». Con queste parole, dall’Editoriale della Direttrice Laura Paoletti, «Paradoxa» dà il via nel 2007 alla propria storia. La scelta del tema non è casuale. Proprio sulle possibili declinazioni del conflitto la Fondazione Nova Spes è andata riflettendo negli anni, nel corso di incontri e convegni: conflitto e immagine, conflitto e mercato, conflitto e regole, conflitto e vita, e ancora, conflitto e identità – il binomio che figura, appunto, nel titolo del primo fascicolo. Si potrebbero applicare alla storia e alla vocazione stessa di «Paradoxa», allora, le riflessioni introduttive svolte nel numero 1/2007 dal filosofo Vittorio Mathieu, Direttore Responsabile della rivista. Il conflitto non è di per sé distruttivo, perché per costruire la propria identità è necessario essere riconosciuti e riconoscere. Come mostrano i casi di competizione, e come rivela una lunga tradizione di pensiero filosofico e di concreti esempi storici, le tensioni dei conflitti possono essere molto proficue se governate da opportune regole. Su questo presupposto, di cui «Paradoxa»

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