Liberali, davvero!
a cura di Gianfranco Pasquino
Liberali o liberali immaginari, quelli italiani? Questo il quesito che anima il primo fascicolo del 2012 di «Paradoxa», curato da Gianfranco Pasquino, che fa in qualche modo da pendant al numero 2/2011, a cura di Dino Cofrancesco. In cerca di una risposta, gli autori chiamano a raccolta giudici autorevoli e imparziali, consapevoli che proprio un’inadeguata analisi e rielaborazione dei classici sia all’origine delle distorsioni dei liberali italiani, o sedicenti tali (tra queste: tirannia della maggioranza, paternalismo, permissivismo, liberismo, statalismo, ateismo devoto, violazione del costituzionalismo e della
separazione dei poteri). Kant, Montesquieu, Madison, Tocqueville, Mill, Keynes, Hayek – da una prospettiva privilegiata – esaminano così l’odierno tasso di liberalismo reale in Italia. Ne scaturisce un’opera di discernimento e pulitura concettuale, che mobilita e ridiscute princìpi e slogan teorici, politico-economici e morali. Gli esiti sono inediti e a tratti provocatori: il principio rawlsiano del merito, ad esempio, si rivela non così imprescindibile, anzi, con le lenti di Hayek (V. Ottonelli), viene ritenuto persino illiberale, assieme all’articolo 3 della Costituzione italiana. Tra i filoni che hanno nutrito il vivace
dibattito seguìto all’uscita del fascicolo, il rapporto tra liberalismo e liberismo, affrontato nel paper di L. Berti e M. Messori, e l’istanza di un ritorno al liberalismo classico per l’abbattimento di cristallizzazioni sociali, rendite e privilegi.